Solo la verità ci rende veramente liberi!

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sabato 11 gennaio 2014

Ma dove porta questa porta?

Questa che vedete in foto è una porta del reparto di ginecologia e ostetricia dell'ospedale Ss. Annunziata di Napoli.
Cosa avrà mai di eccezionale questa porta? Potreste chiedervi. E in realtà me lo chiedo anch'io.
Devo averla oltrepassata decine di volte negli ultimi otto mesi, ma solo ieri mi ha suggerito inaspettatamente qualcosa. In verità questa porta non ha praticamente nulla di eccezionale, ma ieri mattina, mentre eravamo in attesa della dottoressa che segue la sana e lievitante crescita del pancione di mia moglie -e di chi in esso ha ormai stabile dimora (ancora per poco)-, avendo proprio la prospettiva visibile in foto, ho notato che quel battente risultava più piccolo della larghezza della porta.
E, senza alzarmi per andare a vedere e a controllare di persona, ho notato che c'erano almeno tre segni evidenti che rivelano una porta a doppio battente. Uno è rappresentato dall'ampiezza del battente visibile, che misura quasi tre mattonelle, mentre lo spazio totale in larghezza è di almeno quattro. Il secondo, dal segno visibile in basso a sinistra, creatosi a terra per la probabile esistenza di un battente più piccolo. Il terzo, è quel pezzetto di plastica nera, in alto a sinistra, nel quale certamente va ad inserirsi il piolo di fermo.
Diagnosi? Si tratta di una porta a due battenti.

Con questo cosa voglio dire? No, non sono un esperto di porte ospedaliere - nonostante ne abbia viste parecchie nella mia carriera infortunistica-, ma ho trovato che "questa prospettiva" sopra descritta, potesse corrispondere a un atteggiamento che ciascuno di noi può assumere almeno una volta nella vita.

Non di rado - almeno a me è capitato, e continuare a capitare alquanto spesso- siamo disattenti ai "segni" che si susseguono senza sosta lungo le nostre giornate.
Segni che, innanzitutto, ci suggeriscono la presenza e la vicinanza amorevole di un Padre, che ci ha concepiti, creati e mai più lasciati soli.
Segni che, susseguendosi con ritmo incessante, ci indicano la direzione della nostra esistenza.
Segni che, seppure ignorati - come fino a ieri ho fatto io con quelli della porta- comunque ci sono. Comunque sono lì. Comunque si sono verificati nel nostro tempo.
E accorgencene è il primo passo per renderci conto delle due cose che dicevo appena sopra.
Che abbiamo un Padre, e che ci è accanto con amore. E lo fa con tatntissimi piccoli segni, che ai nostri occhi possono sembrare cose banali, di ordinaria esistenza, potremmo dire, ma che messi in fila uno dietro l'altro, possono rivelarci il senso della Sua e della nostra presenza in questo mondo.

Con queste povere parole cerco solo di esprimere una verità che tutti abbiamo già dentro, e che attende solo la nostra scelta di apertura a un incontro, per emergere interamente.
In questo consiste tale verità: che non tutto cio' che esiste è immediatamente visibile.

Il battente piccolo io non sono andato neppure a vederlo, una volta alzatomi. Perché quei segni parlavano chiaro.

A volte accade che siamo tentati di guardare in un'altra direzione rispetto ai segni. O che accorgendoci della loro presenza,  fingiamo di non vederli. Perché forse ci chiedono più attenzione di quella che siamo disposti a dare, o il coraggio del cambiamento, seppure a poco a poco. Oppure ancora, li neghiamo, pur avendoli lì davanti agli occhi e al cuore.

Be', questo è solo un pensiero che una porta d'ospedale qualunque mi ha suggerito, ma credo che possa far bene a ciascuno di noi fermarci un attimo e sostare qualche momento davanti ai "nostri" segni quotidiani.

Nicola


lunedì 6 gennaio 2014

Due mandorle e la loro storia.

Un primo Gennaio come tanti altri.
Un pranzo del primo Gennaio come tanti altri.
Una mandorla come nessuna... o comunque diversa da tante altre.
Il primo pensiero inespresso ed entusiasta è stato: Uauh, due mandorle in un colpo solo! E vai!
Poi subito mi ha attratto la singolare posizione in cui le mandorle giacevano, e ha cominciato a prendermi un senso di tenerezza e stupore.
Fissandovi ormai attentamente lo sguardo, non ho potuto fare a meno di notare che, pur sembrando dapprima un "corpo" solo, in realtà i lineamenti che definivano ciascuna mandorla erano ben visibili, e permettevano di distinguerle perfettamente.
Eppure erano unite in modo così perfetto, da sembrare una cosa sola.
Congiunta in una sorta di abbraccio, tra l'altro.
Inoltre, nonostante lo schiaccianoci non si possa reputare un utensile propriamente "delicato", in questo caso ha risparmiato quasi del tutto il guscio, permettendomi di vederne chiaramente in ciascun lato la metà di un cuore, come appare in modo evidente nella foto scattata (ad arte, permettetemi di aggiungere ^_^)

Attacco irrefrenabile di romanticismo? Gli effetti del mezzo bicchiere di spumante bevuto la sera precedente? Visioni dovute al contrasto dei troppi e vari alimenti ingurgitati?
No. Osservazione di una realtà umana, figurata in una "natura morta" che tanto morta poi non era, visto la quantità di cose che è stata in grado di suggerirmi.

E se quelle due mandorle fossero due persone?
E se quel "corpo solo", di cui allo stesso tempo son ben distinguibili le due parti che lo compongono, si fossero accostate nella mia mente a una coppia umana?
E se quel guscio che le ha custodite, fatte crescere e protette, rivelandosi ai miei occhi come quel cuore che simboleggia amore, lo avessi accostato a Dio?
Cosa potrei trarre da tutto questo?

Ne traggo ciò che già mi porto dentro, e che una mandorla aperta il primo giorno di Gennaio ha fatto emergere.
Cioè, che è molto bella e suscita tenerezza la visione del legame stretto di una coppia. Legame che può esprimersi col corpo -come l'abbraccio che suggerivo- ma anche con la capacità dei due di confrontarsi rispettosamente e giungere a "una" decisione comune, di qualunque genere essa sia -educativo, abitativo, scolastico, lavorativo, e chi più ne ha più ne metta-, o ancora con l'imparare a rivolgere lo sguardo nella stessa direzione.
Tante altre sono le dinamiche che vedono due persone impegnate nella ricerca di una unità che porta frutto, ma in cui purtroppo quì non posso dilungarmi.
Ed è altrettanto bello scoprire che l'individualità di ciascuno, inevitabilmente esistente e dunque visibile, possa non essere vista come una minaccia, ma piuttosto essere accolta come ricchezza, formante quella luminosa e illuminante unicità di cui sopra.
Infine è per me indispensabile rendermi conto che quel Guscio d'amore che ci custodisce e avvolge, è indispensabile per la nostra vita, cioè affinchè in noi sussista la vita e continui a essere tale.

Non è facile essere queste due mandorle, e nessuno ha mai detto che lo sia.
Ma dopo essere giunto a queste considerazioni, ho alzato lo sguardo sopra la mia piccola scrivania posta in un angolo di casa, e ho notato un'incredibile somoglianza, nella posizione e nei "contenuti", tra ciò che era raffigurato in quel dipinto appeso al muro e le ormai famose mandorle; e mi son detto:
dev'essere un'avventura molto esigente, ma queste "mandorle" ce l'hanno fatta con gran successo, e il merito è soprattutto - se non tutto- di quel Guscio che hanno tra le braccia, fattosi uomo in un immenso atto d'amore per noi.
Ecco ciò che io ora vedo: