Solo la verità ci rende veramente liberi!

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domenica 10 novembre 2013

Ma, qual è la mia aspettativa di vita?

Scorrendo con il mouse una lista di circa 200 paesi di tutto il mondo, dal Regno dello Swaziland (Ngwana), un piccolo paese dell'Africa del Sud, passando per il Senegal, le Filippine, la Siria, la Tunisia, l'Argentina, gli Stati Uniti d'America, il Regno Unito, la Germania, la Grecia, l'Italia, Andorra e fino al Giappone, leggo che l'aspettativa media di vita alla nascita va dai 32 anni d'età del primo, aumentando via via fino agli 84 del'ultimo citato.
Giungo a questa lista stuzzicato dalla Parola di Dio di oggi, che prende le mosse dal capitolo 7 del secondo libro dei Maccabei, passando per la lettera ai Tessalonicesi 2,16-17.3,1-5, per giungere poi al passo del vangelo di Luca capitolo 20, versetti 27-38.

Penso a queste pagine della Scrittura, e al tempo stesso guardo le statistiche, e mi domando:
qual'è la mia aspettativa di vita?

Stando a questa lista potrei sperare di vivere anche 79,4 anni; e potrei anche ringraziare il Signore di non essere nato nello Zimbabwe, o in Mozambico, o nel Malawi, altrimenti mi sarei visto quasi dimezzare la mia speranza di vita.
Ma tornando con gli occhi, e soprattutto col cuore, alle letture, so bene che tutti questi calcoli hanno perso via via senso e consistenza nella mia vita, perchè non c'è statistica che tenga dinanzi alla Speranza - con la "s" volutamente maiuscola- che genera la verità di queste pagine.

E allora torno a interrogarmi: qual'è la mia aspettativa di vita?

Ho imparato che con certezza questa vita finisce, ma sto imparando, con altrettanta certezza, che la vita non finisce.
Quanto e come cambia la nostra prospettiva della vita quando l'ottica dalla quale la osserviamo abbraccia un orizzonte più ampio, o meglio, sconfinato!
Nella parte finale del Credo che pronunciamo durante la messa c'è proprio questa affermazione: "...credo la risurrezione...". E, da affermazione qual è, io la volgo interrogativamente a me stesso, all'intimo di me stesso, e mi dico: io credo nella risurrezione?
Posso dirlo a voce alta tra i banchi di una chiesa; posso ripeterlo nelle preghiere quotidiane; posso insegnarlo ai miei figli, o ai bambini che nella stessa chiesa mi sono stati affidati affiinché trasmetta loro la mia fede;
 ma trovo nei miei pensieri, nelle mie parole, nei miei atti, nelle mie scelte, questo meraviglioso fondo luminoso che li invade tutti di vera luce?

Giorni come questo, in cui la liturgia ci invita a riprendere in mano, per così dire, un aspetto così importante e fondante della nostra fede, rappresentano una vera grazia per tutti coloro che accolgono questa parola vivificante, che la Chiesa con materna generosità ci dona.

Ecco, allora, che queste poche righe condivise con chi avrà il tempo e la volontà di leggerle, vogliono proporre di metterci in gioco, di cogliere la bellissima importanza di questa nostra verità di fede;
di non aver timore di rimetterci in cammino insieme, partendo proprio dal dare uno spazio dentro di noi a queste domande che come sempre la Parola di Dio genera, come acqua su un germoglio appena nato.

Invito chiunque lo voglia a condividere le proprie consederazioni in merito a ciò che sente dentro a riguardo, e chissà che questa condivisione possa rivelarsi addirittura utile per la nostra vita.

Nicola Salvi

Fonte: la mia coscienza.

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