Alzi la mano telematica chi non ha mai sentito pronunciare queste parole!
Possono essere state rivolte proprio a noi, o a qualcuno a noi molto vicino.
Può averle pronunciate una madre verso il figlio; un padre verso la figlia; una "nuora" verso il marito; un "genero" verso la moglie; o anche un/a figlio/a verso il genitore.
E quante volte queste parole, se dette con intenzione offensiva, procurano ferite?
Non c'è dubbio che quando vengono pronunciate sono palesemente la conseguenza di una stato di nervosismo e di rabbia, che fa sbottare con parole inadeguate ed eccessive i propri sentimenti.
Ciascuno di noi sa bene quali motivi ci spingono a usare un linguaggio piuttosto che un altro. Ma non sempre ci fermiamo a riflettere sulla giustizia delle nostre parole. Non sempre ci guardiamo dentro per capire cosa succede, e quali siano le dinamiche che hanno portato quelle parole alla bocca, fino a farle esplodere.
A proposito di questa considerazione mi venivano in mente le impronte digitali.
Nessuno ha un'impronta digitale uguale a quella di un altro. Nessuno.
Non esistono impronte digitali identiche.
Eppure siamo miliardi di persone, ma... non esiste un'impronta digitale identica a un'altra.
Questo per molti versi è una cosa meravigliosa. Poiche possiamo meglio immaginare che se l'impronta digitale è "identificativa" della persona, tanto più lo è "l'identità".
E allo stesso modo delle impronte, possiamo dire con certezza e in verità che non c'è identità uguale a un'altra.
Non c'è! Ognuno di noi è meravigliosamente unico.
Possiamo, certo, apprendere atteggiamenti, modi di fare o anche di essere; ma la fonte, per così dire, dalla quale noi recepiamo tutto questo, non è mai una sola. Non prendiamo mai, direttamente e senza alcuna interferenza, tutto da un qualcuno.
Ma siamo quella sorprendente fusione di bello e brutto, di giusto e ingiusto, di bene e male, di luce e buio che, per quanto vasta e varia è l'esperienza umana alla quale attingiamo, non può mai essere perfettamente uguale a quella di un altro.
Noi siamo noi, lei è lei, lui è lui, e basandoci su questa verità forse vale davvero la pena non tanto cercare quanto di brutto, ingiusto, male o buio può accomunarci, ma di puntare la nostra attenzione su quel bello, giusto, bene e luce che può diventare ricchezza condivisa, e così moltiplicarsi.
A chi giova se a moltiplicarsi è il risentimento, il rancore, l'accusa, la cecità delle ferite inferte?