Solo la verità ci rende veramente liberi!

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mercoledì 5 marzo 2014

San Cirillo di Gerusalemme: parla alle persone del IV secolo d.C. o a tutti noi anche oggi?

  San Cirillo di Gerusalemme (313-350), vescovo di Gerusalemme e dottore della Chiesa
Catechesi in vista del Battesimo, n°1, 1.5




La quaresima conduce al battesimo nella notte di Pasqua, per il perdono dei peccati
 
    [« Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati” ] Voi che sarete battezzati, siete già discepoli della Nuova Alleanza e partecipi dei misteri di Cristo; già… vi siete fatti “un cuore nuovo e uno spirito nuovo”, per la gioia degli abitanti dei cieli… Avete intrapreso un buono e bellissimo viaggio…: l’unigenito Figlio di Dio vi attende pronto a riscattarvi. “Venite – vi dice – voi che penate sotto il peso del giogo, ed io vi darò riposo” Voi che siete affaticati e oppressi dai vostri peccati, catturati con le funi dei vostri peccati, ascoltate il profeta: “Lavatevi, purificatevi, togliete il male delle vostre azioni”, affinché il coro degli angeli vi canti: “Beato l'uomo a cui è rimessa la colpa, e perdonato il peccato”. …

    E’ ora il tempo della confessione. Confessa i peccati commessi, in parole e azioni, notte e giorno. Confessati in “questo tempo favorevole” e, “nel giorno della salvezza”, ricevi il tesoro del cielo… Dimentica ogni preoccupazione umana e pensa solo alla tua anima… Abbandona il presente e credi nell’avvenire… : “Fermatevi e sappiate che io sono Dio”… Purifica il tuo cuore, per ricevere la grazia con più abbondanza; il perdono dei peccati è dato in modo uguale a tutti, ma la partecipazione allo Spirito Santo è accordata a ciascuno secondo la misura della sua fede. Se ti dai poco da fare, riceverai poco. Se lavori molto, il tuo salario sarà grande…

    Se ti lamenti di qualcuno, perdona. Ti accosti al battesimo per avere il perdono dei tuoi peccati: bisogna che anche tu sia indulgente coi peccatori.


(Riferimenti biblici: At 2,38; Ez 18,31; Lc 15,7;  Mt 11,28; Pr 5,22; Is 1,16; Sal 32,1; Is 49,8; 2Cor 6,2; Sal 46,11) 



domenica 2 marzo 2014

Una Parola può generarne tante altre... dentro di noi.



Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 6,24-34
 
« Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire Dio e la ricchezza.  
Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito?
Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro?
E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita?
E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano.
Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro.
Ora, se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede?
Non preoccupatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?
Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno.
Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.
Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso.

A ciascun giorno basta la sua pena ».

Matteo riporta queste parole di Gesù in quello che viene comunemente detto "il discorso della montagna", che ha inizio con l'annuncio delle betitudini da parte del Maestro. Esse sono ricche a tal punto di contenuti e fondamentali "dritte" per noi, che andrebbero scrutate in profondità, punto per punto, per coglierne la smisurata bellezza e l'enorme valore - come farebbe un avventuriero in un sentiero di montagna, ammirando il panorama mozzafiato che lo circonda e, al tempo stesso, proseguendo il suo cammino spostando fronde d'alberi e piante e stando ben attento a non inciampare in pietre o intrecci di radici-.
Ebbene, in certo senso, ciascuno è questo avventuriero, senza alcuna distinzione di nessun genere.

E, riconoscendomi io stesso in questo viandante pellegrino, vorrei semplicemente condividere questa Parola, e dalla sua lettura andare un po' in profondità dentro me stesso e rinnovarmi quelle domande che tanto bene mi hanno fatto: alla Sua luce, che scelte fai tu per la Tua vita? Chi è Colui che parla? E come cerco sempre meglio il regno di Dio e la sua giustizia?


lunedì 24 febbraio 2014

Ho diritto a tutto, ma anche la libertà di scegliere i miei diritti.



La Grazia di Dio mi sorprende costantemente!
Stamattina, diversamente dalle ultime alquanto movimentate settimane, trascorse all'insegna del "mentre per lei si compivano i giorni del parto", mia moglie si è improvvisamente ricordata che nella porrocchia di una zia materna hanno accolto il sangue "vivo" di Giovanni Paolo II, reliquia unica che sta facendo un po' il giro del mondo, grazie anche alle suore che la custodiscono, seminando in ogni luogo svariate grazie.
Ebbene, da quì la decisione di raggiungere la porrocchia intitolata a "santa Maria Francesca delle cinque piaghe", che si trova a Casoria, e nella fattispecie sulla strada principale della Cittadella, in direzione Casalnuovo.
Appena entrati in parrocchia il canto finale della messa precedente, a me molto familiare e che amo particolarmente - senza saperne bene neanche il motivo, d'altra parte- ha raggiunto me, mia moglie panciuta e mia suocera.
Jesus Christ you are my life
Alleluja, alleluja
Jesus Christ you are my life
you are my life, alleluja

In questo clima di gioia diffusa, rappresentato in primis dal sorriso del vescovo e delle persone che incontrava lungo il lento cammino verso la sacrestia, abbiamo preso posto tra i banchi.
C'era una lunga e corposa fila di persone che attendevano il proprio turno per il saluto di rito e l'affido delle proprie intenzioni all'intercessione di papa Wojtyla, così la messa prevista per le 12:00 ha avuto inizio alle 12:20.

Venti minuti più che propizi ad offrirmi l'inusuale opportunità di dare uno sguardo al foglietto della messa, e quindi alla Parola di Dio e anche alla frontale e consueta riflessione.
Ed è proprio una considerazione presente in quest'ultima che mi ha colpito, mi è rimasta dentro e mi ha suggerito di condividere con te, caro amico lettore, questa piccola esperienza.

Le letture erano riportante in italiano moderno, ovviamente, ma ai nostri cuori quelle parole potrebbero avere più l'aspetto e la possibilità di comprensione dell'aramaico antico.

Siate santi, perché io, il Signore, Dio vostro, sono santo...
...  Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore. 

Disse Dio a Mosè di riferire al popolo.

 Avete inteso che fu detto: "Occhio per occhio e dente per dente";
ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guanciadestra, tu porgigli anche l'altra;
e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello.
E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due.
Dà a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito non volgere le spalle. 
Avete inteso che fu detto: "Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico";
ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori,
perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti.
Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani?
E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?
Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.

Disse Gesù in quel tempo.
Sì, in quel tempo tempo, ma, come dice san Paolo : Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre (Eb 13, 8), e quindi in quel tempo come oggi ci esorta allo stesso modo.
E noi? Ieri, oggi e sempre potremmo dire: è 'na parola!

E sì, in effetti è una sola la parola adeguata a tutto questo: affido.
Noi da soli, con le nostre sole forze, non saremmo capaci di lasciarci schiaffeggiare, di dare "il mantello insieme alla tunica", di lasciarci costringere ad andare con chi e verso dove non vogliamo, e di resistere allo sguardo di chi ci chiede aiuto. Amare poi chi ci fa del male... be', semplicemente sovraumano - o pienamente umano, dipende dai punti di vista-.

La frase che ho letto, era di una semplicità disarmente, e recitava pressapoco così:

Non essere oltraggiati, costretti o privati in vario modo di ciò che ci appartiene è certamente un nostro diritto.
Ciò che può sovvertire tutto questo,  e rovesciare una logica pur legittima, è il poter scegliere di sacrificare un proprio diritto per acquistare di diritto la grazia di Dio.

A me ha colpito molto la libertà che traspariva da queste parole. Credo fermamente che sia in nostro pieno potere - inteso anche come potenzialità del nostro essere- di scegliere liberamente un sacrificio per ottenere Dio stesso.

A ciascuno, poi, la personale riflessione, in sintonia proprio con questa libertà.

Tornando all'evento, abbiamo poi anche noi fatto parte di quella lunga e corposa fila, e la parola che mi è rimasta nel cuore come un'eco in una valle ampissima, anch'essa di una semplicità disarmante, è stata:  

grazie...


P.s. Per chi voglia, la reliquia resterà in questa parrocchia fino a domenica prossima, e ogni giorno celebreranno una messa alle 09:00 del mattino e nella prima serata (non ricordo precisamente l'orario), e sia al mattino che al pomeriggio, dopo le 17:00, si può accedere al sangue, e sostare alquanto alla sua presenza.


sabato 11 gennaio 2014

Ma dove porta questa porta?

Questa che vedete in foto è una porta del reparto di ginecologia e ostetricia dell'ospedale Ss. Annunziata di Napoli.
Cosa avrà mai di eccezionale questa porta? Potreste chiedervi. E in realtà me lo chiedo anch'io.
Devo averla oltrepassata decine di volte negli ultimi otto mesi, ma solo ieri mi ha suggerito inaspettatamente qualcosa. In verità questa porta non ha praticamente nulla di eccezionale, ma ieri mattina, mentre eravamo in attesa della dottoressa che segue la sana e lievitante crescita del pancione di mia moglie -e di chi in esso ha ormai stabile dimora (ancora per poco)-, avendo proprio la prospettiva visibile in foto, ho notato che quel battente risultava più piccolo della larghezza della porta.
E, senza alzarmi per andare a vedere e a controllare di persona, ho notato che c'erano almeno tre segni evidenti che rivelano una porta a doppio battente. Uno è rappresentato dall'ampiezza del battente visibile, che misura quasi tre mattonelle, mentre lo spazio totale in larghezza è di almeno quattro. Il secondo, dal segno visibile in basso a sinistra, creatosi a terra per la probabile esistenza di un battente più piccolo. Il terzo, è quel pezzetto di plastica nera, in alto a sinistra, nel quale certamente va ad inserirsi il piolo di fermo.
Diagnosi? Si tratta di una porta a due battenti.

Con questo cosa voglio dire? No, non sono un esperto di porte ospedaliere - nonostante ne abbia viste parecchie nella mia carriera infortunistica-, ma ho trovato che "questa prospettiva" sopra descritta, potesse corrispondere a un atteggiamento che ciascuno di noi può assumere almeno una volta nella vita.

Non di rado - almeno a me è capitato, e continuare a capitare alquanto spesso- siamo disattenti ai "segni" che si susseguono senza sosta lungo le nostre giornate.
Segni che, innanzitutto, ci suggeriscono la presenza e la vicinanza amorevole di un Padre, che ci ha concepiti, creati e mai più lasciati soli.
Segni che, susseguendosi con ritmo incessante, ci indicano la direzione della nostra esistenza.
Segni che, seppure ignorati - come fino a ieri ho fatto io con quelli della porta- comunque ci sono. Comunque sono lì. Comunque si sono verificati nel nostro tempo.
E accorgencene è il primo passo per renderci conto delle due cose che dicevo appena sopra.
Che abbiamo un Padre, e che ci è accanto con amore. E lo fa con tatntissimi piccoli segni, che ai nostri occhi possono sembrare cose banali, di ordinaria esistenza, potremmo dire, ma che messi in fila uno dietro l'altro, possono rivelarci il senso della Sua e della nostra presenza in questo mondo.

Con queste povere parole cerco solo di esprimere una verità che tutti abbiamo già dentro, e che attende solo la nostra scelta di apertura a un incontro, per emergere interamente.
In questo consiste tale verità: che non tutto cio' che esiste è immediatamente visibile.

Il battente piccolo io non sono andato neppure a vederlo, una volta alzatomi. Perché quei segni parlavano chiaro.

A volte accade che siamo tentati di guardare in un'altra direzione rispetto ai segni. O che accorgendoci della loro presenza,  fingiamo di non vederli. Perché forse ci chiedono più attenzione di quella che siamo disposti a dare, o il coraggio del cambiamento, seppure a poco a poco. Oppure ancora, li neghiamo, pur avendoli lì davanti agli occhi e al cuore.

Be', questo è solo un pensiero che una porta d'ospedale qualunque mi ha suggerito, ma credo che possa far bene a ciascuno di noi fermarci un attimo e sostare qualche momento davanti ai "nostri" segni quotidiani.

Nicola


lunedì 6 gennaio 2014

Due mandorle e la loro storia.

Un primo Gennaio come tanti altri.
Un pranzo del primo Gennaio come tanti altri.
Una mandorla come nessuna... o comunque diversa da tante altre.
Il primo pensiero inespresso ed entusiasta è stato: Uauh, due mandorle in un colpo solo! E vai!
Poi subito mi ha attratto la singolare posizione in cui le mandorle giacevano, e ha cominciato a prendermi un senso di tenerezza e stupore.
Fissandovi ormai attentamente lo sguardo, non ho potuto fare a meno di notare che, pur sembrando dapprima un "corpo" solo, in realtà i lineamenti che definivano ciascuna mandorla erano ben visibili, e permettevano di distinguerle perfettamente.
Eppure erano unite in modo così perfetto, da sembrare una cosa sola.
Congiunta in una sorta di abbraccio, tra l'altro.
Inoltre, nonostante lo schiaccianoci non si possa reputare un utensile propriamente "delicato", in questo caso ha risparmiato quasi del tutto il guscio, permettendomi di vederne chiaramente in ciascun lato la metà di un cuore, come appare in modo evidente nella foto scattata (ad arte, permettetemi di aggiungere ^_^)

Attacco irrefrenabile di romanticismo? Gli effetti del mezzo bicchiere di spumante bevuto la sera precedente? Visioni dovute al contrasto dei troppi e vari alimenti ingurgitati?
No. Osservazione di una realtà umana, figurata in una "natura morta" che tanto morta poi non era, visto la quantità di cose che è stata in grado di suggerirmi.

E se quelle due mandorle fossero due persone?
E se quel "corpo solo", di cui allo stesso tempo son ben distinguibili le due parti che lo compongono, si fossero accostate nella mia mente a una coppia umana?
E se quel guscio che le ha custodite, fatte crescere e protette, rivelandosi ai miei occhi come quel cuore che simboleggia amore, lo avessi accostato a Dio?
Cosa potrei trarre da tutto questo?

Ne traggo ciò che già mi porto dentro, e che una mandorla aperta il primo giorno di Gennaio ha fatto emergere.
Cioè, che è molto bella e suscita tenerezza la visione del legame stretto di una coppia. Legame che può esprimersi col corpo -come l'abbraccio che suggerivo- ma anche con la capacità dei due di confrontarsi rispettosamente e giungere a "una" decisione comune, di qualunque genere essa sia -educativo, abitativo, scolastico, lavorativo, e chi più ne ha più ne metta-, o ancora con l'imparare a rivolgere lo sguardo nella stessa direzione.
Tante altre sono le dinamiche che vedono due persone impegnate nella ricerca di una unità che porta frutto, ma in cui purtroppo quì non posso dilungarmi.
Ed è altrettanto bello scoprire che l'individualità di ciascuno, inevitabilmente esistente e dunque visibile, possa non essere vista come una minaccia, ma piuttosto essere accolta come ricchezza, formante quella luminosa e illuminante unicità di cui sopra.
Infine è per me indispensabile rendermi conto che quel Guscio d'amore che ci custodisce e avvolge, è indispensabile per la nostra vita, cioè affinchè in noi sussista la vita e continui a essere tale.

Non è facile essere queste due mandorle, e nessuno ha mai detto che lo sia.
Ma dopo essere giunto a queste considerazioni, ho alzato lo sguardo sopra la mia piccola scrivania posta in un angolo di casa, e ho notato un'incredibile somoglianza, nella posizione e nei "contenuti", tra ciò che era raffigurato in quel dipinto appeso al muro e le ormai famose mandorle; e mi son detto:
dev'essere un'avventura molto esigente, ma queste "mandorle" ce l'hanno fatta con gran successo, e il merito è soprattutto - se non tutto- di quel Guscio che hanno tra le braccia, fattosi uomo in un immenso atto d'amore per noi.
Ecco ciò che io ora vedo: